La questione di fondo è
che da qualche anno si sta consumando un allontanamento
dal gruppo di regioni europee che vanno meglio.
Nell’indice di competitività regionale,
stilato dalla Commissione europea, giusto per
aggiungere un dato, l’Umbria si trova al
184° posto sulle 268 regioni dell’UE.
Nella sostanza il nostro sistema socio-economico
negli ultimi 15 anni è divenuto meno performante,
iniziando a ruotare su se stesso e questo ha avuto
come risultato che hanno preso a scricchiolare
anche molte delle fondamenta che si credevano
solide.
La
situazione è di quelle non facili da affrontare.
Certi andamenti alla lunga vanno ad incidere,
oltre che sul presente, anche sul modo con cui
si guarda al futuro e su come lo si percepisce
e progetta. E questo potrebbe rivelarsi un grave
problema perché in economia la partita
delle aspettative gioca un ruolo molto importante.
Le
questioni sul tavolo sono colme di variabili spesso
sfuggenti. Le sfide che lancia l’attuale
modernità sono tante e complesse e - spesso
lo si trascura - non arranca solo chi riesce a
coniugare in modo compiuto il binomio “Ricerca
e Innovazione”. Non è una coincidenza
che le regioni europee che vanno meglio sono proprio
quelle che hanno saputo mettere a sistema - e
fatto fruttare - il suddetto binomio. Morale prêt
à porter: sarebbe il caso di prendere spunto
da loro.
In
questo scenario se si vuole guardare al futuro
come ad un’opportunità e non a un
qualcosa che fa paura ci sarebbe bisogno di una
convergenza di intenti di tutti gli attori locali,
pubblici e privati. Ci sarebbe bisogno di portare
sul piano nazionale ed europeo le numerose questioni
che non si possono affrontare a livello regionale
- in quanto richiedono altri tipi di strumenti.
Ci sarebbe bisogno di mettere da parte le spinte
localistiche, anche se vissute dalle comunità
semplicemente come rifugio culturale. Ci sarebbe
bisogno di abbandonare l’atteggiamento introflesso
e difensivo. E in conclusione, ci sarebbe bisogno
di non dimenticare mai che nella nostra era dove
il digitale detta tempi, metodi e modi, quello
che resiste alle pressioni del mondo non è
quello che abbiamo nascosto ma quello che abbiamo
aperto al mondo e lasciato che si trasformasse
con esso.
Per
Oscar Wilde: “l'esperienza è
il tipo più difficile di insegnante: prima
ti fa l'esame, poi ti spiega la lezione”. |